«Sono stato io. È un diritto dei miei figli conoscere la verità». Arriva dopo 4 anni dall’omicidio di Mary Cirillo, avvenuto a Monasterace il 18 agosto 2014, la dichiarazione spontanea del marito della vittima, Giuseppe Pilato, già condannato all’ergastolo per omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. Le parole sono state pronunciate durante un’udienza il processo di appello che si sta svolgendo a Reggio Calabria. Lo stesso Pilato, in circa due ore, ha risposto a tutte le domande del presidente della Corte d’Appello, Giuseppe Lucisano, ricostruendo i giorni tra il 18 e il 23 agosto del 2014, data in cui si è costituito dopo una breve latitanza.
Il commerciante, secondo la ricostruzione delle indagini, il pomeriggio dell’omicidio avrebbe ucciso la moglie a colpi di pistola – un’arma detenuta illegalmente – all’interno del loro appartamento, nel quale si trovava anche il figlio più piccolo di 2 anni. Dopo l’omicidio, ha raccontato Pilato durante l’udienza di giovedì, avrebbe preso il figlioletto e portato dai genitori mentre lui si è nascosto nelle campagne tra Badolato e Guardavalle fino a quando non ha deciso di consegnarsi ai carabinieri. Alla base del suo gesto, come hanno confermato anche i familiari della vittima, la gelosia morbosa nei confronti della moglie.

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