Nazzareno Salerno, già dalla prossima settimana, potrebbe tornare a essere un consigliere regionale a tutti gli effetti. La fine della misura cautelare agli arresti domiciliari, decisa dal Tribunale della libertà il 7 novembre (il dispositivo è stato depositato ieri), è destinata a cambiare ancora una volta la composizione dell’assemblea calabrese. A farne le spese sarebbe Mario Magno, subentrato lo scorso marzo proprio all’ex assessore regionale finito in manette nell’ambito dell’inchiesta “Robin Hood”, che ha fatto luce sul presunto saccheggio dei fondi destinati al Credito sociale. L’avvicendamento potrebbe avvenire alla prossima seduta, che dovrebbe svolgersi il 30 novembre. Tutto dipende dai tempi della notifica del dispositivo del Tdl, a opera dello stesso Tribunale o degli avvocati di Salerno.
L’esponente di Forza Italia non si è mai dimesso e, fino a ieri, è stato soggetto alla sospensione dalla carica. Ora, venuta meno la misura cautelare, il procedimento di sostituzione dovrebbe essere automatico.

IL PRECEDENTE Il precedente più vicino nel tempo è quello che ha riguardato, nella scorsa legislatura, l’ex consigliere regionale Antonio Rappoccio, anche lui sospeso dopo l’arresto per corruzione elettorale aggravata e truffa elettorale. Una volta revocata la misura cautelare, Rappoccio tornò in Consiglio giusto il tempo di annunciare le sue dimissioni che determinarono la sua definitiva sostituzione con Aurelio Chizzoniti.

LA GIRANDOLA La geografia del consiglio regionale continua a essere modificata dai tribunali. Solo una settimana fa Gianluca Gallo ha preso il posto di Giuseppe Graziano che, come stabilito da Tribunale e Corte d’appello di Catanzaro, avrebbe violato le norme che regolano le aspettative per mandato elettorale dei dipendenti pubblici. Pochi mesi fa era toccato a Wanda Ferro subentrare a Giuseppe Mangialavori. La rappresentante forzista, dopo un lungo iter giudiziario che ha coinvolto anche la Corte costituzionale, si è vista riconoscere il diritto a sedere nell’assemblea dopo la dichiarazione di incostituzionalità della norma che escludeva il miglior candidato perdente alla presidenza della Regione.
L’inchiesta Rimborsopoli, nell’estate del 2015, aveva poi provocato un terremoto nella prima giunta Oliverio, con le dimissioni degli assessori Carlo Guccione, Nino De Gaetano e Vincenzo Ciconte, tutti indagati. La stessa inchiesta aveva spinto al passo indietro anche l’allora presidente del Consiglio, Antonio Scalzo.

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